Il ’machismo’ in America.
[12/6/2014]
“La povertà è femmina. Donne aggredite e maltrattate, fuggono alla stazione di polizia più vicina, spendendo il poco denaro che hanno per il biglietto del pullman, ma una volta arrivate trovano solo funzionari non collaborativi, che hanno cose più urgenti di cui occuparsi. Le donne che vivono nelle zone rurali del Perù, ma non solo, non possono fare altro che tornare a casa, sopportare in silenzio, condividendo lo stesso tetto con il loro aggressore”.
Così ci ha raccontato l’avvocato Belia Quiñones, da più di 20 anni in difesa dei diritti delle contadine, le più vulnerabili del Perù. Belia ha dedicato gran parte del suo lavoro a combattere la violenza domestica, per cercare di cambiare gli schemi e le regole non scritte machiste e per rafforzare le leggi a riguardo. “Le resistenze sono fortissime, c’è un solo psicologo per tutti i casi di violenza nel distretto giuridico delle 13 province di Puno.”, continua l’avvocato. “Dobbiamo sensibilizzare il più possibile tutta quanta la popolazione ed in particolare gli operatori che intervengono in caso di violenza di genere; medici legali, giudici, procuratori e agenti di polizia”.
Ma non è facile, inoltre la legge peruviana processa per via penale solo i casi di accertata violenza fisica e di tentato omicidio. Se la sentenza è meno di 4 anni, non viene neanche eseguita; è sufficiente che l’aggressore si presenti in tribunale per fare una firma di controllo mensile e che osservi determinate regole di comportamento.
Questo la dice lunga sul grado di impotenza che le donne maltrattate fisicamente e psicologicamente percepiscono. Anche se l’aggressione è visibile, non esistono garanzie assolute che la legge intervenga. “Il machismo è estremamente radicato, l’85% dei casi di violenza familiare colpiscono le donne”.
“Per esempio, quando ci sono le riunioni della comunità, gli uomini si siedono sulle sedie, mentre le donne stanno accovacciate sul pavimento. Le donne non parlano mai. Gli uomini arrivano a cavallo, le donne invece a piedi. Però sono loro a dover guadagnarsi e procurarsi il cibo” aggiunge Belia Quiñones.
Il cambiamento deve passare attraverso il mondo della scuola, con professori formati in grado di trattare il tema della violenza di genere nelle aule, ma il panorama non è favorevole. “Vogliamo che in Perù lo sviluppo economico vada di pari passo con l’uguaglianza delle opportunità e della giustizia, lo sviluppo sociale è più importante di quello materiale” conclude.
Dal Perù: Gabriel Dìaz.
Nella foto Belia Q. Insieme ad un gruppo di donne di Puno.