25 anni dalla Convenzione dei Diritti del Bambino: un bilancio preoccupante.

[1/12/2014]

Secondo i dati Unicef, ogni giorno nel mondo muoiono circa 18.000 bambini per cause prevedibili.
 
Pensando al 1989, quale evento di portata internazionale è rimasto più impresso tra tutti quelli accaduti quell’anno? Sicuramente la caduta del muro di Berlino? Ma è l’anno anche della Convenzione dei Diritti del Bambino.
 
Lo scorso 20 novembre abbiamo celebrato il 25° anniversario della firma della Convenzione dei Diritti del Bambino, ratificata da 193 paesi solo pochi giorni dopo la caduta del muro di Berlino. Si tratta di uno strumento preziosissimo perché è a carattere vincolante (la sua applicazione è obbligatoria). E’ formato da ben 54 articoli che regolano i diritti economici, sociali, culturali, civili e politici di tutti i bambini del mondo.
 
Non è sorprendente che proprio nel 1989, e non prima, venga raggiunto un accordo di tale importanza? Andando a ritroso, ci si accorgerà che già nel 1959 le Nazioni Unite (ONU) approvarono una Dichiarazione dei Diritti del Bambino che includeva 10 principi la cui applicazione era discrezionale.
 
Cosa succedeva prima del 1989? Semplicemente le dittature ed i governi democratici stabilivano quello che volevano. Ora, grazie a questo strumento, possiamo conoscere cifre e dati statistici e fare in modo che tali diritti siano garantiti e rispettati.
 
Alla luce dei dati forniti dall’Unicef, in realtà c’è poco o nulla da celebrare: quotidianamente muoiono all’incirca 18.000 bambini, sotto i 5 anni, per cause del tutto prevedibili. Sono dati allarmanti!
 

Guardiamo insieme le situazioni nei paesi in cui operiamo.
 
In Colombia, circa 18.000 bambini ed adolescenti fanno parte di gruppi armati illegali e di organizzazioni criminali, e sono poco più di 10.000 quelli coinvolti in settori dell’economia illegale, direttamente controllata da gruppi armati ed organizzazioni criminali (dati dello studio “Come agnelli tra i lupi”).
 
Chi detiene il potere politico, produce armi e promuove i conflitti bellici, e non è interessato al fatto che le spese equivalenti a tre giorni di guerra potrebbero invece garantire le basi educative a tutti i bambini, secondo quanto indica il sociologo Renato Opertti dell’Unesco.
 
Ancora oggi, sempre secondo dati Unicef, il 38% delle bambine e delle adolescenti della Costa d’Avorio, subisce mutilazioni genitali, anche se questa pratica è stata abolita nel 1998.
In Bolivia, invece, nell’83% delle famiglie i minori sono vittime di abusi fisici e psicologici da parte di adulti, secondo i dati riportati dalla Ricerca Nazionale di Demografia e Salute del paese. Sono 850.000 bambini e gli adolescenti lavoratori (la popolazione totale di bambini è di circa 5 milioni), secondo quanto riferiscono i dati ufficiali.
 
In Perù, il 78% dei bambini indigeni vive in miseria. Nei villaggi dell’Amazzonia, il tasso di povertà raggiunge l’86% e i casi di estrema indigenza sono il 49%.
 
Nel Bengala occidentale (India) nel 2010 si sono registrati 27.390 casi di delitti contro bambini e donne in diverse aree (casi di abuso o di tentato abuso e maltrattamenti di carattere sessuale in generale).
 
La lista purtroppo è ancora molto lunga.
Il nostro compito è di non arrendersi e di continuare a lavorare per tutti i bambini che nel mondo soffrono ancora a causa di maltrattamenti, vessazioni e non solo.