Giordania; Caterin riprende gli studi

[24/5/2016]

Caterin Basim Ayshoa ha 13 anni e con la sua famiglia di origine irachena, vive nella condizione di rifugiata in Giordania dall’ottobre 2014. Data la sua condizione di rifugiata, Caterin non è potuta andare a scuola per più di un anno. Ma finalmente grazie a una borsa di studio finanziata da Global Humanitaria, dal dicembre 2015, Caterin ha ripreso ad andare a scuola presso l’istituto Al Amal Al Kabeera School, nome che in arabo significa “Grandi Speranze”.
 
Alcune scuole pubbliche in Giordania forniscono istruzione ai bambini rifugiati siriani e iracheni per 4 ore pomeridiane, dopo il regolare orario scolastico dei bambini giordani che frequentano le lezioni al mattino. Tuttavia i posti i disponibili sono limitati e la maggior parte dei bambini rifugiati che vivono negli insediamenti urbani non possono frequentare la scuola pubblica e le famiglie non dispongono di mezzi economici per poter permettere ai propri figli di frequentare una scuola privata.
 
Come la maggior parte dei bambini rifugiati, Caterin non disponeva di un certificato scolastico che avvalorasse il suo grado di istruzione e ha dovuto sostenere l’esame richiesto dal Ministero Giordano dell’Educazione, col patrocinio dell’Ambasciata Irachena. Molti dei bambini rifugiati che hanno sostenuto il suddetto esame non ottengono la qualificazione necessaria per accedere al grado di istruzione che gli spetterebbe se disponessero del certificato scolastico del proprio paese di origine, ed è per questo che parecchi bambini rifugiati che frequentano la scuola, sono inseriti in classi che non corrispondono al loro reale grado di istruzione.
 
Caterin è una studentessa modello, attualmente frequenta il settimo anno e ha superato il primo esame del semestre con un punteggio di 97,1%.
 
Essere rifugiati equivale a perdere le proprie radici e i propri diritti.
 
Secondo le stime dell’UNICEF, più della metà dei bambini e degli adolescenti siriani in età scolare e rifugiati in Giordania non frequentano la scuola, dedicandosi invece al lavoro minorile. La loro istruzione ha subìto un’interruzione o non ha mai avuto inizio, poiché molto bambini al loro arrivo in Giordania, avevano già abbandonato la scuola in Siria da 18 mesi, essendo la scuola un possibile obiettivo sensibile.
 
La fetta più vulnerabile dei rifugiati, donne e bambini, in molto casi non hanno accesso alla sanità pubblica di base, satura dalla domanda sempre più crescente, limitata dalle autorità o inaccessibile per mancanza di mezzi economici. I rifugiati necessitano di attenzione medica tanto per problemi comuni, quanto per quelli legati al conflitto bellico.

Foto: Caterin, seduta in prima fila insieme alle sue nuove compagne di classe.